Affreschi
Piccole perle pittoriche, creazioni artigianali ed espressioni artistiche nate nel quotidiano rappresentano uno sguardo incantato e profondo sulla dura vita delle comunità rurali e montane.
La case addossate le une alle altre, nella loro semplicità, venivano adornate in modo essenziale ma intenso dalla creatività dei residenti e dei frescanti di passaggio.
Le opere visibili sono circa una ventina, datate tra il XVI e il XX secolo. Non furono il prodotto di una scuola di frescanti vera e propria, ma piuttosto di autori isolati, che potevano essere pittori itineranti provenienti soprattutto dal Veneto- dall’Agordino e dal Feltrino- che si spostavano di valle in valle.
Per un maggior approfondimento sui singoli affreschi si consiglia di consultare il libricino ” PICTOR PINSIT” disponibile presso l’Ufficio Informazioni di Mezzano.
Storie di Mezzano
Sapori del Primiero – I formaggi del Primiero e il Mezzano Trentino di alta montagna
L’arte rurale di Mezzano: uno scrigno di creatività e potenza
Piccole perle pittoriche, creazioni artigianali ed espressioni artistiche nate nel quotidiano rappresentano uno sguardo incantato e profondo sulla dura vita delle comunità rurali e montane.
La case addossate le une alle altre, nella loro semplicità, venivano adornate in modo essenziale ma intenso dalla creatività dei residenti e dei frescanti di passaggio.
La chiesa di San Giovanni ai Prati Liendri fu costruita ai primi del ‘500 per volontà della famiglia Scopoli per accogliere carbonai e contadini lontani da casa e due secoli dopo donata alla comunità di Mezzano. La chiesa è da allora meta della processione nel giorno del patrono il 24 giugno. Dopo la celebrazione solenne, è sempre stato offerto ai partecipanti un semplice pranzo, la cui spesa fu prima a carico dei fondatori e poi del Comune.
La chiesa offre un’aula accogliente ed è arredata con un altare ligneo. Nell’abside è dipinta una sequenza di santi, che attorniano un Cristo dolente sorretto dalla Madonna e San Giovanni Evangelista. Nel catino dell’abside troneggiava – ora la pittura è ampiamente rovinata – un Cristo redentore accolto in una mandorla luminosa, accompagnato dagli evangelisti sotto forma di animali, secondo un’iconografia cara ai frescanti locali (approfondisci in Arte Rurale). Questi artisti proposero sempre lo stesso motivo anche a San Silvestro ad Imèr, San Giacomo a Tonadico e nella chiesetta di San Martino a Fiera di Primiero. Sui dipinti sono stati incisi nomi, date e frasi votive dai fedeli che giunsero qui nei secoli.
Gli affreschi di Mezzano
I dipinti murali sulle facciate delle case sono un’espressione figurativa molto diffusa a Mezzano. Puoi incontrare gran parte di queste opere lungo le strade principali del borgo, percorse in passato dalle processioni religiose comunitarie. Per questa ragione sono quindi a tema religioso.
Assieme ad altarini, nicchie con statue, piccole ancone e crocefissi, gli affreschi erano testimonianza di una profonda fede religiosa, una spiritualità privata e spontanea, non imposta dall’autorità ecclesiastica.
Le opere giunte fino ai giorni nostri sono circa una ventina ed abbracciano un arco temporale compreso tra XVI° e XX° secolo; in passato dovevano essere molte di più ma, mancata manutenzione o ristrutturazioni inappropriate, ne hanno ridotto il numero.
I soggetti più ricorrenti di questi dipinti sono la Crocifissione e la Sacra Conversazione con Madonna e Bambino; non mancano alcuni esempi di raffigurazioni profane, come il ‘Soldato Romano’ che troneggia in piazza della Fontana, il quale potrebbe però essere, secondo quanto suggerito da fonti orali, l’esemplificazione di S.Giorgio, santo patrono di Mezzano, richiamato in numerose altre opere.
La qualità di queste raffigurazioni era legata sia all’abilità del frescante, che alle esigenze e alle possibilità economiche del committente; esse, infatti, nascevano non solo come espressione di fede, o protezione della casa e dei suoi abitanti da eventi maligni, ma anche come affermazione di prestigio sociale.
Non furono il prodotto di una scuola di frescanti vera e propria, ma piuttosto di autori isolati, che potevano essere pittori itineranti provenienti soprattutto dal Veneto – dall’agordino e dal feltrino – che si spostavano di valle in valle, oppure semplici muratori o imbianchini locali.
Il committente non suggeriva solo il tema da rappresentare, ma molto spesso imponeva anche la modalità di rappresentazione, desunta da libri di preghiera in suo possesso o da piccole immagini devozionali: i “santini”.
Le rappresentazioni sono spesso scarne e disadorne, con figure fisse e stilizzate improntate su di uno schema ripetitivo in quanto veniva data molta più importanza al valore simbolico dei personaggi rappresentati piuttosto che alla scelta di soluzioni stilistiche originali e raffinate.
Cappella
In uno spazio nascosto, poco visibile dalle strade principali del paese, al piano terra della casa dei Cosnèri, un affresco di inizio ‘800, potente e ricco di simboli antichi orna le lunette delle volte a botte.
A sinistra è raffigurata la Crocifissione sul Golgota. Ai piedi della croce vediamo il simbolo della morte, il teschio con due ossa incrociate. A sinistra troviamo il sole, emblema di Cristo, a destra la luna, emblema di Maria, madre universale, dispensatrice di Grazia e legata all’aspetto lunare, alla dimensione della morte. Nella lunetta a destra è raffigurata la Madonna con il Bambino che tiene in mano il rosario.
L’acciottolato di fronte al portone all’ingresso raffigura un cuore con sopra la croce. Forse questa cappella è stata sede di una confraternita del Sacro Cuore di Gesù.
Queste due opere sembra risalgano al XVII o XVIII secolo e riproducono soggetti religiosi che ritroviamo spesso tra gli affreschi di Mezzano. Sembrano frutto di una stessa mano e si sono conservate in discrete condizioni. Il Cristo in croce è reso in maniera sofferta, con i muscoli del busto contratti e sovradimensionati ed appare sanguinante, secondo il realismo esasperato tipico degli autori tirolesi. Il sole e la luna si riconoscono ad altezze diverse sotto le braccia della croce, cirocndati da stelle stilizzate.
La Madonna, con un aureola quadrilobata offre uno sguardo sereno ed è sormontata da due cherubini; regge il bambinello che tiene un rosario e risulta singolare la definizione dello sfondo, steso come un velo puntiforme di rapide pennellate rosse.
In nome de Jesu
In questa vecchissima stalla, messa a disposizione da Tullio Dalla Sega, Mario Corona ha rappresentato, con il tratto e il tatto che lo contraddistinguono, la vita e la passione di Cristo.
In nome de Ièsu è la frase pronunciata dai boschieri (boscaioli) di Mezzano tutti i giorni prima di iniziare il duro lavoro nei boschi della Francia. Nel nome di Gesù, parole ben scolpite nella testa ancora prima di affilare le asce o ‘piantar el zapìn te la zoca’ (impiantare lo zappino nel ceppo), con il pensiero rivolto a casa, alla famiglia, alla fidanzata.
“Seppure in terra lontana, non avevano dimenticato quel valore primario trasmesso dalle passate generazioni: mettere nelle mani di Dio se stessi e il loro lavoro. Con questa mostra che narra la vita, la passione e la resurrezione di Gesù voglio evidenziare i valori che distinguevano la società dei nostri padri:la comunità, la semplicità d’animo ma soprattutto la fede, con la quale si affrontavano anche le prove più dure e difficili proprio ‘in nome de Ièsu’” (Mario Corona)
Dipinto grande
MEZZANO di ORLER DAVIDE, Smalto sintetico su tela di amache – 1955-1958
“È il quadro più grande che ho fatto nel posto più piccolo del mondo, la sentina di una nave”
Nostalgia, ricordi, struggente amore per la sua terra e le sue montagne. Davide Orler dipingeva la sua Mezzano nei lunghi mesi trascorsi sulle navi. Servendosi delle vecchie amache ormai sostituite da moderni letti a scomparsa, di colori a smalto e di un grosso ago utilizzato per la riparazione delle reti donatogli da un pescatore di Trapani, Davide ha iniziato immortalando il profilo delle Pale di San Martino e nei tre anni successivi, un pezzo di paesaggio alla volta, ha trasmesso i ricordi di una vita semplice eppure complessa.
I dintorni forti e selvaggi delle montagne, le architetture in legno della vecchia Mezzano, le stalle, le sagre, le innovazioni e le persone che aveva conosciuto da ragazzo sono tutti qui. “In fondo al quadro c’è raffigurato il primo camion detto cobra pilotato dal Gioanin Andreon con la parte anteriore a forma di teschio, quasi a figurare la fine di questa vita del paese ancora incontaminata dalla civiltà dei consumi e dalle macchine; una vita che è ormai passata e che scomparirà per sempre insieme a noi più anziani” (Davide Orler).
Il dipinto che è qui esposto è una copia più piccola dell’originale.
I presepi e la rappresentazione del Natale nella tradizione di Mezzano
Romantico è colui che sa perdersi nella memoria, che si appassiona e sogna alla vista di un paesaggio capace di ispirare sentimenti ed emozioni.
L’arte povera e popolare del presepe racchiude in sé il senso del Natale di una volta, di una tradizione di famiglia che a Mezzano è tramandata di generazione in generazione. Il presepe rimanda al paesaggio, all’idea di ricreare un piccolo mondo in cui la natività occupa un posto centrale.
Oggi nel Tabia de la Gema è ospitata una mostra permanente di 14 presepi creati da Mario Corona interamente a mano.
La cura dei particolari e l’attenzione nella rappresentazione li rende unici e affascinanti. Non si tratta solo di un lavoro sui dettagli degli edifici e delle raffigurazioni, ma è anche uno studio approfondito su composizione e illuminazione. Risponde a questa esigenza anche la molteplicità dei materiali utilizzati (pietra, ceramica, legno, gesso e cartapesta).
Sono diverse le tecniche compositive utilizzate, si ritrovano infatti diorami (rappresentazioni in scala) aperti, dove è possibile ammirare l’opera da molteplici punti di vista, sia diorami chiusi, in cui il punto di vista è quello deciso dall’autore. Nelle opere le proporzioni sono rispettate, eccezion fatta per la natività, che ha lo scopo di enfatizzare la nascita di Cristo. In tal senso le figure centrali non mirano al realismo e alla proporzione, ma all’espressività del tema centrale.
3 diverse categorie di presepi sono facilmente riconoscibili:
- Presepi storici (biblici) che si ispirano alla storia e alla geografia della Palestina, con caratteristiche morfologiche e antropologiche molto fedeli (l’altipiano della Giudea, le mura di cinta di Gerusalemme, il tempio, il palazzo reale, il tribunale, il palazzo dei sommi sacerdoti, la fortezza Antonia.
- Presepi popolari locali che si ispirano a luoghi, tradizioni e morfologia del Primiero e del Trenitno, con paesaggi innevati, la ricostruzione di un angolo del borgo di Mezzano degli anni ’50, con i suoi masi e le Pale di San Martino sullo sfondo
- Presepi popolari non locali con ispirazioni provenienti da ogni dove, dall’arco alpino, dall’Italia centrale e dalla Sicilia del ‘700, dal nord della Russia e l’occidente cristiano medievale. In questa categoria rientra una delle ultime creazioni dell’autore: un presepe popolare in cui ritroviamo figure e paesaggi estremamente eterogenei, come simbolo di unione e fratellanza fra i popoli del mondo
“Fin da piccolo ho sempre nutrito una grande passione per il presepe. L’ho ereditata dalla mamma. Aveva un estro creativo ed una fantasia del tutto particolare. Ci teneva a coinvolgere i figli quando si avvicinava il Natale. I paesaggi erano ogni anno diversi e le statuine sempre le stesse, ma per me erano bellissime. Ricordo la mamma posarle con cura sopra il muschio appena raccolto, con quelle sue mani rugose e delicate”. (Mario Corona)
Dipinto grande
Tra le più affascinanti creazioni artistiche tipiche del paese di Mezzano ci sono le cataste artistiche di legna.
La mostra permanente Cataste&Canzei per le strade di Mezzano ha trasformato quella che era la creatività popolare dell’accatastare la legna per la stufa in opere di grande fascino e significato.