Ripreso fiato? Scritto il biglietto? Vedi che proprio dietro questo vecchissimo tabià la strada comincia a scendere? Come promesso. E’ qui “La notte in sogno”: tocco femminile per questa catasta, che nella tradizione è anche una canzone. Lui che nel suo letto ottocentesco sogna di incontrare lei e volano insieme sopra i tetti di Mezzano. Riferimenti pittorici alti – Marc Chagall – per l’autrice Erika che non a caso è nipote d’arte di Riccardo Schweizer, celebre pittore del novecento, che è nato proprio qui a Mezzano.
Continua a scendere. Ora un piccolo slargo fra le case, pavimentazione in salesà, ospita una piccola struttura a servizio delle case adiacenti: si tratta del comédo ovvero del gabinetto. Ne rimangono solo due in tutto il paese.
I comèdi erano costruiti con assi di legno o con sassi fissati con un po’ di calce qua e là. Solo le famiglie più abbienti potevano averne uno sul balcone o sulle scale esterne, ma si trattava davvero di un grande lusso. In genere venivano collocati in comodi spazi tra le abitazioni o nei prati. E anche per l’igiene ci si arrangiava con ciò che madre natura concedeva. Su questo comèdo si può comodamente vedere come venivano costruiti i tetti a scàndole: tavole di larice spaccate in modo sapiente lungo la vena del legno, poste a livelli sfalsati e tenute in posizione grazie al peso delle pietre che premevano su delle assi orizzontali. Anche questo tipo di copertura evitava l’utilizzo di ferramenta ed era utilizzato come copertura di ogni stabile. Lo si può ancora vedere in alcuni luoghi, come ad esempio sulla chiesa o su tanti masi di cui la montagna intorno è disseminata.
Sul muro della casa in fronte, si nota un’iscrizione racchiusa in una cornice che riprende le aperture quadrilombate delle soffitte. GMB FFL 1832: le prime lettere sono l’iniziali del nome e cognome del proprietario; FFL sta per “fece fare lavori” ed a seguire l’anno di costruzione. Si possono trovare scritte simili con una semplice F che sta per “fecit “ o FF “fece fare” o “fu fatta”. Le iscrizioni sono la testimonianza dell’orgoglio dei tanti sacrifici fatti per costruire una casa e lasciarne memoria futura. Queste iscrizioni sono ancora usate e spesso vengono intagliate sulla trave di colmo. E ora ancora più giù.