La Lisièra

Ancora salita. Ma non avevo detto che era tutta a scendere? Passa davanti al “Stol terzo”, entraci se vuoi: è sicuro e illuminato ed è del 1950. Ne parlerò con dovizia di particolari, poco più avanti, dove ce ne sono altri due. Entra nella lisièra o lisciaia, come dir si voglia. Questo a Mezzano è l’unico edificio tutelato dalla Soprintendenza ai beni culturali della provincia autonoma di Trento. Di lisciaie così ben conservate, non se ne vedono molte in giro. La lisièra è uno spazio comunitario dedicato al lavaggio dei panni con la cenere di faggio, appunto lìsia nella parlata locale. In paese ne esistevano due, una nella parte alta, una nella bassa. Diverse dai lavatoi, dove si lavava semplicemente e ad uso quotidiano, qui si nota la presenza di focolai, dove si faceva bollire l’acqua sul fuoco all’interno di grosse pentole. Si dedicava al lisivàr solo due settimane all’anno, una primavera ed una in autunno. Durante il resto dei mesi si accumulavano i capi a parte per poi lavarli insieme in questo periodo. Era uno spazio di sola competenza femminile. Le donne si accordavano ed organizzavano autonomamente. Una volta aperta la settimana del bucato, la lisièra restava aperta giorno e notte. Il lavoro faticoso veniva animato da canti, da chiacchiere e dicerie ed anche da litigate. Per le donne del tempo era l’unico periodo dell’anno in cui potevano uscire di casa anche in orario notturno e soprattutto incontravano casualmente le altre donne del paese. Sul lavatoio si sciacquavano i panni dopo il periodo di ammollo nell’acqua e cenere bollita e filtrata nei grosse recipienti in legno. Era questa la fonte delle liti più accese, poiché la posizione di risciacquo era determinata dall’equilibrio sociale dell’epoca, oltre che al tipo di panno da sciacquare; dove l’acqua usciva dalla fonte ed era quindi più limpida, lo spazio era riservato alla donna più anziana e magari anche a quella più ricca, per poi scalare a seconda dell’età e della provenienza. L’acqua e cenere rimasta dal lavaggio, chiamata “liscivàz” spesso arricchita con erbe aromatiche, veniva portata a casa e con quello si lavava tutto, dai balconi ai pavimenti, dalle scale alle strade… Mentre le lenzuola candide e profumate venivano stese in ogni posto utile nel paese. Le persone più anziane ancora ricordano il profumo del pulito che si respirava in paese in questo periodo. Ora attento alle scalette. Se non ti azzardi a scenderle, torna indietro e risali la stradina appena sotto.

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