Aspetta un attimo prima di girare l’angolo. Ti aspetta una visione d’insieme incredibile.
Sei pronto?
In alto a sinistra due grandi edifici, anche questi paiono gemelli: uno ristrutturato, l’altro immobile vecchio nella sua dignitosa bellezza.
Un grande tabià, fatto con sassi raccolti nei campi e nei greti dei torrenti, legni, vetri, frammenti di coppi; la testimonianza che per costruire si sfruttava tutto quello che la natura metteva a disposizione nello spazio circostante e ci si ingegnava ad incastrare perfettamente il materiale che si aveva a disposizione. Il modello costruttivo poi è come quello di tutti gli altri: stalla, fienile, soffitta.
Più in centro la grande catasta a mosaico, “Montagna in-canto”, la prima costruita, la più scenografica a stravolgere una triste cabina elettrica in cemento trasformandolo in capolavoro narrativo in legno. Legnetti piccoli e infinitesimali, pazientemente incastrati a regalare un magistrale intarsio che racconta la poesia della montagna. Un gioco di immagini e di parole che alludono alla seduzione per l’occhio e per l’orecchio, in un sodalizio tra paesaggio e musica. Così, sullo sfondo di cime maestose, campanili svettanti, alberi secolari, prati fioriti e fieri cervi danzano le note dello spartito. La chiesa di San Giovanni, eretta sui prati Liendri dietro il monte alle tue spalle, appare qui ai tuoi occhi; sul pentagramma l’incipit del canto popolare dedicato a questo luogo. Se ascolti bene, forse, ne sentirai anche il suono delle campane.
Ancora un piccolo sforzo e poi sarà solo discesa.