Uh, uh sono qui! A distanza di pochi metri, ancora due cataste. Sul prato, “Pensieri Vaganti”, un’opera che rifugge con determinazione la staticità che l’immaginario associa inevitabilmente al concetto di catasta di legna. Un’opera che restituisce al legno movimento, dinamicità proprio come i pensieri che nella nostra vita contemporanea frenetica corrono, si trasformano, esplodono. Così, i ciocchi spaccati grezzamente conservano la bellezza della naturalezza e composti in forma scomposta, quasi “esplosa” simboleggiano la libertà di pensiero, le idee.
E l’altra catasta a sguardo alzato, su di un ballatoio “Installazione in-stabile”, altrimenti detta “la catasta che precipita”. Quest’opera è un concentrato di allusioni: installazione anche perché posta sopra una stalla, in-stabile perché posizionata su un manufatto, ma anche perchè precaria. I più maligni ci vedono anche una sorta di imperizia per quei paesani – pochi – che proprio la legna non la sanno accatastare.
La stalla citavo; e stalla sia. Destra, piano terra: la “stàla dei Menantìni”, di cui ti dirà tutto il pannello esplicativo. Se è estate, magari sarà completamente vuota; si sa le mucche vanno in alpeggio a fare le signore! Negli altri periodi potrai perfino accarezzarle.