Quella che si apre davanti ai tuoi occhi è la piazza più antica del paese, il vero centro antico.
Godine della visione d’insieme. Noterai i molti poggioli intagliati in legno tipici delle zone montane, egregiamente ripresi anche nelle ristrutturazioni più recenti. Diversi per tipologia, perché il gusto estetico di ciascuna famiglia era diverso e forse era anche un modo per distinguere la proprietà.
In fondo la fontana, che era collegata alla lisciaia. Te ne parlerò dopo. Sulla destra l’arco dei Miceli, simbolo di Mezzano e unico portale ad arco rimasto originale in tutta la vallata del Primiero. L’arco viene chiamato così perché la proprietà è strutturata come corte chiusa, al suo interno era di proprietà della famiglia Miceli, una delle più ricche del paese. Lo si fa risalire ad un’epoca medievale, datazione intorno al 1400 e con molta probabilità si trattava del portale di ingresso verso il Palazzo della Regola, detto anche Marzolìa. Anche palazzo Scopoli nella frazione di Tonadico è caratterizzato dallo stesso arco all’entrata, ma in seguito ad un crollo fu ricostruito in stile più moderno con l’ultima ristrutturazione.
Ora ti faccio fare un piccolo giro vizioso. Ne vale la pena. Segui la freccia sinistra. Sei sulla via del Fum, così chiamata per la presenza delle antiche prigioni; le “fum” non erano altro che le corde con cui venivano legati.
Prima di girare ancora a destra, l’occhio ti invita pochi metri più giù; sulla tua sinistra dopo l’angolo della casa trovi “La catena”, catasta sinonimo di chiusura, anche mentale. Atteggiamento ricorrente soprattutto nel passato in un ambiente generalmente chiuso come può essere quello della montagna. Dei chiari esempi permangono, però, tuttora, duri a sradicare.
Ora torna pochi passi indietro e segui la freccia.