Rieccoti. Rieccomi. Di fronte due edifici che paiono gemelli. Il primo ristrutturato, perché il paese è vivo se viene abitato. Il secondo giace così come è sempre stato.
Il bel fienile è un perfetto esempio del tabià a stelàri, in termine tecnico detto Blockbau, un tipo di costruzione che prevedeva la costruzione a incastro dei legni, risparmiando sulla ferramenta, al tempo molto costosa. Si tratta anche di un ottimo modo di costruzione soprattutto nelle zone di montagna, dove l’apporto dei materiali era troppo difficile e molto oneroso.
La parte inferiore fatta con pietra locale e calce impedisce all’ umidità del terreno di intaccare il legno, con ovvie conseguenze in termini di tempo e di denaro.
Sul ballatoio “Temp che pasa…tradizion che resta”, l’ennesima catasta, questa sì, colorata. Il sole e la luna abbracciano una clessidra. Il tempo scorre ma qui quasi per magia si è bloccato, la sabbia non scende, resta sospesa, blocca l’attimo. La catasta si incarna e compenetra l’edificio che la accoglie; diventa tradizione di materiali, modalità e soprattutto uomini. E si sa, la tradizione non muore mai.
E’ la sintesi di Mezzano, un paese capace di andare avanti guardando al futuro e facendo prezioso tesoro del passato. Anche per questo l’ identità rurale del paese è vissuta con forza ed orgoglio.
Ora un piccolo esercizio di orientamento. Tra i due edifici gemelli la freccia, poi a destra e poi a sinistra. Ti ritroverò? Io non scappo.